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Il Giornalino

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Il limite: tra delirio di onnipotenza e sogno. (Apri la versione PDF)

Limite di velocità…a tutto c’è un limite!... «Nella vita mi è sempre piaciuto frequentare i limiti di tutto. Ma la libertà ha senso se è comunque all'interno di un limite, sennò non è libertà ma caos» (Vasco Rossi).

Insomma: il limite è una condanna o una risorsa?Dio ci ha dato tutti gli alberi da frutto. Tutti. Meno uno:

Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare…». Il serpente disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: «Non dovete mangiare di alcun albero del giardino»?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: «Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete»»…Allora la donna prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito e anch'egli ne mangiò…Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha truffata e io ho mangiato».[Gen 2, 16. 3, 1-13]

Nella scena entra il “serpente”; rappresenta l’animalità, l’istinto animale che è dentro ciascuno di noi. Lui ci prova:  «È vero che Dio ha detto: «Non dovete mangiare di alcun albero del giardino»?». Falso. Dio ci ha dato praterie e foreste. Non è vero che ci ha inibito l’accesso “ad alcun albero del giardino”. Ma l’animale, che è acquattato in noi, sconvolge la Parola di Dio e tenta di mostrarci un Dio geloso, padrone assoluto. L’occhio e il desiderio dell’uomo non godono della foresta, ma compulsivamente sono ossessionati da quell’unica limitazione. E inizia lo scaricabarile: «E’ stata lei. No, è stato lui…».

E’ bene che l’uomo si dia un limite?

L’uomo onnipotente sarebbe la peggior sciagura che potrebbe capitare a questo nostro genere umano. Quanti guai nel corso della Storia – e nel corso delle nostre storie – operati da presunti onnipotenti! Come potrebbe esistere una relazione tra due onnipotenti? Una relazione nasce quando io ho il coraggio di farmi  da parte per lasciare un po’ del mio spazio a te così come tu ti fai da parte per donare a me una parte del tuo spazio. Una vera relazione può nascere soltanto in quello spazio che non è più “mio” o “tuo” ma “nostro”. Genitori, fidanzati, sposi, volontari, amici sappiamo, per esperienza, che per lasciare spazio a un’altra persona, occorre “ritirarci”. E se questo “ritirarsi” lo si vive come dono e opportunità si salva la beatitudine di una relazione, altrimenti nascono guai seri.

Dice la Bibbia che ognuno di noi è la metà del nostro prossimo: Allora il Signore Dio fece scendere il sonno sull'uomo; gli tolse un lato ... Il Signore Dio plasmò una donna con il lato che aveva tolta all'uomo, e la condusse all'uomo (Genesi 2,21-22). Limito il mio egoismo; limito la mia permalosità, limito il volerti cambiare come piace a me…

Alcuni giovani hanno dato fuoco ad un barbone, altri hanno devastato un’opera d’arte, altri hanno postato immagini compromettenti delle compagne di classe. Risposta e giustificazione: «E’ una ragazzata!...L’abbiamo fatto per noia!...Che male c’è?». Sono le nuove generazioni di baby onnipotenti, mai educati al limite e alla responsabilità.

Anche per gli adulti la linea di confine tra il gioco come divertimento e la dipendenza da gioco d’azzardo, può essere davvero sottile. Slot machine, gratta e vinci, superenalotto, scommesse, bingo e giochi on-line possono diventare una vera e propria ossessione. Per non parlare del crescente consumo di droghe. Sono sfide verso il limite, sono istinti e desideri compulsivi senza limiti.

Su un altro versante, il limite è una sfida positiva. Bebe Vio viene colpita da meningite acuta e le devono amputare gambe e braccia. Oggi è campionessa paralimpica. E, come lei, altre storie di campioni parmigiani oltre il limite: Giulia Ghiretti, Federica Maspero, Alessia Zecchini, Igor Cassina, Simone Moro. C’è dunque un limite-barriera, da accettare, scegliere e rispettare, come davanti a un mistero, a una responsabilità sociale; e c’è un limite-soglia che diventa una chiamata, una vocazione, una speranza.

Anche Dio, in Gesù, si è “limitato”.

Siamo abituati a pensare Dio come onnipotente, onnisciente, onnipresente, eterno, impassibile.  Eppure il mondo è potuto apparire proprio perché Dio si è fatto un po’ da parte, si è auto-limitato. Si è fatto uomo di Nazaret e assaggiato la morte, è entrato nell'esilio dei senza-Dio.  Anche Dio, in Gesù, ha fatto un viaggio, un esodo, una sua lunga quaresima: «Dio-Parola è diventata carne» dichiara Giovanni. Gesù era uomo e non donna, ebreo e non indù, nato in un certo momento storico e non in un altro, in un certo angolo del mondo e non altrove. Ha preso su di sé la nostra fragilità.  Che cosa avrà spinto Dio a fare questo viaggio all’inverso? Per amarci Dio doveva diventare come noi. “Cristo Gesù non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini" (Filippesi,2,5-7) .

C’è dunque un tempo, il tempo di Quaresima e Pasqua, ma anche di domenica in domenica, offerto a chi si lascia sfidare a frequentare, dietro Gesù, i nostri limiti e le soglie dei desideri. Per imparare con Lui a saper discernere quando è ora di stare al di qua del limite e dove scocca l’ora del coraggio del sogno, della creatività. Anche Dio non è il nostro confine, ma la nostra prateria.

Augusto, d. Nando

PRENDI NOTA – PRENDI NOTA – PRENDI NOTA

RITO DELLE CENERI  mercoledì 14 febbraio

Buon Pastore: ore 17 celebrazione per ragazzi e adulti

S.Evasio: ore 18,30 celebrazione per ragazzi e adulti

Buon Pastore: ore 21 Rito delle ceneri ed Eucaristia

Orari TRIDUO PASQUALE

Domenica delle Palme, 25 marzo: S. Evasio ore 10; Buon Pastore ore 10 e 11,15; inoltre ore 18,30. Importante: inizia l’ora legale!!!

Giovedì santo 29 marzo: ore 21 Cena del Signore (SE e BP)

Venerdì santo 30 marzo: ore 15 Via Crucis (SE e BP); ore 21 Veglia nella morte del Signore (SE e BP)

Sabato Santo 31 marzo: Pomeriggio di riconciliazione. BP dalle 15,30 alle 19. SE ore 16, ore 17, ore 18.

Ore 22,30: solenne Veglia pasquale (SE e BP)

CATECHISTI e ANIMATORI NELLA TERRA DI GESU’

Tutti noi siamo ben coscienti quanto sia difficile la trasmissione della fede alle nuove generazioni. Stiamo assistendo, con meraviglia e stupore, al nascere di esperienze che vedono coinvolti in primo piano i Genitori: sono un vero dono per la nostra Comunità! E quale dono per la nostra Unità Pastorale la presenza di giovani e non più giovani che con il loro servizio, spesso faticoso e pieno di limiti, si mettono al fianco dei nostri ragazzi e, come fratelli maggiori, quasi li conducono per mano nell’incontro con il Signor Risorto, Vivente tra noi. Noi preti siamo sempre preoccupati di offrire loro qualche aiuto perché possano compiere questo loro servizio in modo sempre più fedele al Signore, senza scoraggiarsi. In questo contesto, è nata la decisione di andare con loro pellegrini (24-31agosto p.v.) nella Terra di Gesù, la Terra dove Gesù è nato, ha annunciato il Regno di Dio e dove il Vangelo ha preso forma di racconto. Ci stiamo preparando molto seriamente.  Andiamo come pellegrini, non come turisti! Questo è uno dei punti sui quali stiamo meditando, in preparazione: “La fede non come astrazione, fatto puramente razionale, vago, astratto. Dio ha parlato in una Terra, sotto il sole, osservando il terreno sassoso, la valle buia del deserto, il lago, le pietre della sua Città…” Si crede a una Persona, non a un’idea!

UN TEMPO PER VIGILARE (Apri la versione PDF)

Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato la responsabilità ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vigilate. Mc 13,33-37

Questo, per i cristiani, è TEMPO DI AVVENTO, tempo di vigilanza attiva. Vigilare significa avere quel sonno leggero, pronto ad interrompersi al minimo rumore, quando vi è un segnale di pericolo; è il sonno che è richiesto ai genitori quando un bambino è ammalato: sembrano dormire, ma in realtà sono prontissimi a risvegliarsi al minimo lamento del bimbo. Questa veglia ci darà la forza per attraversare il tempo della prova nella fedeltà, il tempo del dolore nella resistenza e il tempo della gioia nella gratitudine.
Strano e difficile messaggio quello della vigilanza, in un'epoca affannata e dispersiva dominata dal sovraccarico di impegni e dal bisogno di evasione. Lo stress, il senso di 'non farcela' e di non avere più il controllo sulla propria vita, potrebbe essere la spinta a riconsiderare le proprie priorità.
La vigilanza significa saper cogliere il senso delle cose e del tempo, dando anche valore alle attese e alle speranze terrene. Essere vigilanti è dunque il contrario del puro sopravvivere, del vegetare.
Vigilanza significa non addormentarsi nel torpore dell'immediato, del qui e ora, delle cose come appaiono, delle cose da fare imprigionando i nostri interessi e le nostre attese nell'orizzonte troppo ristretto del quotidiano. Le nostre occupazioni per quanto utili e buone, diventano un rischio e una tentazione quando ci chiudono al mistero.
La vigilanza per i cristiani spinge a dilatare le nostre capacità di leggere la storia con la Bibbia nella mano destra e il giornale nella sinistra, fino a farci sfiorare la promessa del regno di Dio, che è già qui fra noi ma non si esaurisce nei nostri giorni di vita.
Questo tempo di Avvento è occupato, intasato dai preparativi per le feste. Se non scadono nell'attivismo frenetico o nel consumismo banale, i “preparativi per le feste” possono diventare un modo attivo e responsabile di andare incontro a Dio che viene.

La parrocchia o cambia o muore: desideriamo portare a conoscenza di tutta la Comunità alcune riflessione di d. Fontana Andrea (Torino) già oggetto di approfondimento da parte di alcuni della Comunità. (Apri la versione PDF)

Parrocchia: una bella foto con i colori sbiaditi dal tempo? Molte analisi sono state fatte; queste sono alcune conclusioni:

  1. La parrocchia continua oggi a esprimere compiti legittimi nel passato, ma inadeguati oggi: la gente continua a chiedere quasi soltanto servizi religiosi "sacramentali" (matrimoni, prime Comunioni, Cresime, funerali) con la convinzione che questi rari momenti celebrativi li mantengano automaticamente cristiani.
  2. La parrocchia è ancora molto incentrata sul prete; non è ancora una chiesa di laici battezzati in cui ognuno ha il suo carisma da esprimere e il suo servizio da svolgere.
  3. La parrocchia apre le porte a tutti, esibisce tradizioni che sollecitano la partecipazione in momenti particolari (Natale, Pasqua, i Morti…) con intensa carica emotiva. Ma la gente viene, morde e fugge.

DON ROBERTO CI INVITA (Apri la versione PDF)

Giunto ormai al termine del mio cammino di formazione, mi appresto a ricevere lo Spirito Santo ed essere ordinato presbitero della Chiesa di Parma. “Diventare preti” (come dice ancora qualcuno) non è un privilegio, ma un dono. Il dono che il Signore mi fa nel vivere il discepolato in questo modo tutto particolare e nell’affidarmi la cura delle persone a cui mi invia. Il mio cammino di sequela, certamente iniziato prima di questi sei anni di Seminario, è stato accompagnato da diverse persone che mi hanno generato ed educato alla fede. Sarebbe bello se, proprio in occasione di questo importante passo, ci foste anche voi, comunità del Buon Pastore, ad accompagnarmi verso questo incontro con il Signore che mi attende. Anche voi avete contribuito a far maturare in me la risposta alla chiamata alla vocazione presbiterale, che ora dirò in modo definitivo. Per questo siete tutti invitati Sabato 27 maggio, alle ore 17 nella Cattedrale di Parma, dove verrò ordinato presbitero dal vescovo Enrico. Sarà un’ulteriore occasione per gioire insieme e rendere grazie a Dio per il suo amore e per le meravigliose opere che compie in noi. Un ringraziamento a tutti voi per il vostro sostegno e le vostre preghiere, che spero continuiate a donarmi.
Con affetto, don Roberto.

NON HO TEMPO.... (Apri la versione PDF)

«Il tempo passa...Ho perso tempo...Non ho più tempo...Il tempo è denaro...». Siamo stressati dal tempo. Anche noi preti. E tutte le nostre relazioni ne soffrono. Oggi in particolare si sono create esigenze lavorative che hanno cancellato in pochi anni i diritti che i nostri padri avevano conquistato con lotte sociali: 8 ore per lavorare, 8 ore per riposare, 8 ore per vivere. La nostra vita familiare, sociale, comunitaria ormai è uno struscio senza volti e senza parole. Intimità violate nella grande piazza anonima dei supermercati aperti 24 h. Giochiamo una partita senza timeout o break. Si rischia così un deficit educativo nelle famiglie per tutto lo sciame dei nostri ragazzini e adolescenti vulnerabili e un deficit affettivo per tutte le coppie impossibilitate a dedicarsi reciprocamente. Oggi vince il mercato, la globalizzazione, la crisi. E nessuna organizzazione politica o sindacale alza la voce per una obiezione di coscienza collettiva. Perché, da soli, restiamo schiavi perduti del tempo.