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Riletture del Vangelo di Don Nando

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Dal libro del profeta Isaìa 58, 7-10 (Apri la versione PDF) (Ascolta l'audiomessaggio)

Così dice il Signore:

«Non consiste forse [il digiuno che voglio]
nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti?
Allora la tua luce sorgerà come l’aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
Allora invocherai e il Signore ti risponderà,
implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”.
Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
se aprirai il tuo cuore all’affamato,
se sazierai l’afflitto di cuore,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio».

Dal Salmo 111 (112)

R. Il giusto risplende come luce.

Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
misericordioso, pietoso e giusto.
Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia. R.

Egli non vacillerà in eterno:
eterno sarà il ricordo del giusto.
Cattive notizie non avrà da temere,
saldo è il suo cuore, confida nel Signore. R.

Sicuro è il suo cuore, non teme,
egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria. R.

Dal libro del profeta Sofonìa Sof 2,3;3,12-13 (Apri la versione PDF) (Ascolta l'audiomessaggio)

Cercate il Signore voi tutti, poveri della terra, che eseguite i suoi ordini, cercate la giustizia, cercate l’umiltà; forse potrete trovarvi al riparo nel giorno dell’ira del Signore.

«Lascerò in mezzo a te un popolo umile e povero». Confiderà nel nome del Signore il resto d’Israele.

Non commetteranno più iniquità e non proferiranno menzogna; non si troverà più nella loro bocca una lingua fraudolenta.

Potranno pascolare e riposare senza che alcuno li molesti.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 145 (146)

R. Beati i poveri in spirito.

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri. R.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri. R.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. R.

Per entrare nella Parola. Il primo giorno della creazione è giorno in cui – in partenza – prevalgono le tenebre (Gn 1,1ss). Riflessione di Isaia: In passato…il popolo che camminava nelle tenebre… (Is 8, 23ss). Nel primo giorno della vita pubblica di Gesù, ritroviamo un popolo addirittura seduto nelle tenebre (Matteo). Ma come nel primo giorno della creazione e nel giorno di Isaia…nel primo giorno della vita pubblica di Gesù una luce è sorta… Una luce limpidissima, un Uomo, che invita altri uomini ad andare dietro a me… ad entrare nella stessa luce, per entrare – anche in anticipo – nella luce della creazione definitiva…

Dal libro del profeta Isaìa Is 8,23-9,1-3 (Apri la versione PDF) (Ascolta l'audiomessaggio)

In passato il Signore umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti.

Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa, una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia.

Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda.

Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Mádian.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 26 (27)

R. Il Signore è mia luce e mia salvezza.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura? R.

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita. R.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. R.

La Parola di questa Domenica – con riferimento particolare a Isaia e a Giovanni – cercherò di sintetizzarla a partire dalla presentazione che Giovanni fa di Gesù: … il prendente su di sé il peccato del mondo. Il pensiero corre immediatamente al giorno di Yom Kippur, cioè il "giorno dell'espiazione"; in questo giorno la comunità degli israeliti offriva due capri, uguali fra loro, da sacrificare nel Tempio di Gerusalemme in espiazione dei propri peccati.

Il sommo sacerdote compiva un'estrazione a sorte tra i due capri. Il primo era immolato nei pressi dell'altare dei sacrifici, posto all'ingresso dell'edificio del Tempio (il "Santo"). Il suo sangue era utilizzato per purificare il tempio e l'altare profanati dai peccati degli Israeliti (Levitico Lev. 16, 5-10).

Il sommo sacerdote, poi, poneva le sue mani sulla testa del secondo capro, confessava i peccati del popolo di Israele: con quel gesto faceva ricadere sul capro tutti i peccati del popolo. Il capro – con addosso il carico dei peccati d’Israele – veniva quindi condotto in un'area desertica a circa 12 chilometri da Gerusalemme, dove secondo la tradizione rabbinica veniva precipitato da una rupe (Lev. 16, 20-22). Si osservi che la bestia non viene offerta né a YHWH né ad altre divinità, proprio perché i peccati la rendono impura e perciò inadatta ad essere vittima sacrificale.

Il primo capro è detto "espiatorio" e il secondo "emissario". Nel linguaggio comune, però, anche il capro emissario è chiamato capro espiatorio, perché anch'esso contribuisce in qualche modo al rito di espiazione, portando via con sé nel deserto i peccati.

Questo rito aveva come fine quello di espiare tutte le colpe del popolo ebraico, addossate simbolicamente al capro, il quale si rendeva protagonista di tale espiazione andando a morire nel deserto.

Dal libro del profeta Isaìa Is 49, 3. 5-6 (Apri la versione PDF) (Ascolta l'audiomessaggio)

Il Signore mi ha detto:
«Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria».
Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele - poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza - e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d'Israele.
Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra».

Salmo Responsoriale Sal 39

R: Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio. R.

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo». R.

«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo». R.

Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai. R.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi 1 Cor 1, 1-3

Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!

Canto al Vangelo

Alleluia, Alleluia.

Il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
a quanti lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio.

Alleluia.

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 1, 29-34

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: "Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me". Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: "Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo". E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Premessa

Continuo la riflessione sul Battesimo di Gesù iniziata domenica scorsa (sottolineo che Giovanni non racconta il Battesimo di Gesù): l’Abbandonato, Lui che avverte il peso dell’abbandono, porta su di sé tutti gli abbandoni della storia. Lui, il Figlio, vive l’esperienza dell’abbandono da parte degli uomini; Lui, uomo, vive l’esperienza dell’abbandono di Dio -  vedi domenica scorsa - ; Lui, chiamato Agnello, è il segno del peccato “portato”.

In ascolto della Parola

Giovanni (siamo tra la fine del 1° e l’inizio del 2° secolo d. C.) riassume qui la propria fede in Cristo Gesù risorto ricorrendo ad una simbologia a lui molto cara e densamente significativa nella tradizione cultuale ebraica: Gesù è l’agnello…memoria del capro espiatorio…

Tento di ritradurre alcuni passaggi particolarmente pregnanti:

Ecco l’agnello di Dio,

il prendente su di sé (o airon, quasi un nome proprio)

il peccato del mondo,

è di lui che io ho detto:

- Dietro a me (non dopo di me…) (=discepolo) viene un uomo

che è passato davanti a me (=maestro)

poiché era prima di me…-.

Da parte mia, io non lo conoscevo,

ma colui che mi ha mandato a battezzare nell’acqua

lui mi ha detto:

- Colui sul quale vedrai discendere lo Spirito

e dimorare su di lui,

è Lui che battezza in Spirito -.

Metto a fuoco l’espressione

Agnello… L’agnello porta dentro una lunga memoria di eventi che attraversano tutta la vita cultuale d’Israele. E’ sinonimo di “servo” (vedi prima lettura di oggi), “fanciullo” (vedi il primo Isaia). Il termine evoca per se stesso i sacrifici di Israele, nei quali il bestiame di piccola taglia era comunemente usato per i riti di comunione e per i riti di espiazione. L’agnello costituiva anche il sacrifico quotidiano del tempio. Cristo è chiamato “agnello” perché la sua venuta, di per se stessa, sopprime da parte di Dio la necessità dei riti mediante i quali Israele, nel tempo dell’attesa, doveva sempre nuovamente riallacciare il suo legame esistenziale con Dio. Constatando che, con la presenza di Gesù, la promessa della salvezza è divenuta realtà, il Battista esprime con un’immagine pregnante che, in Gesù, Dio concede la pienezza del perdono a Israele e al mondo. Gesù non è qui la nuova vittima cultuale, ma colui mediante il quale Dio interviene offrendo agli uomini la riconciliazione perfetta con se stesso. Nella persona di Gesù, l’uomo si trova in presenza del Dio salvatore.

…di Dio   Il perdono è atto esclusivamente di Dio. Nella frase di Giovanni, chi è colui che “porta” il peccato? E’ necessario fare una precisazione: Agnello di Dio non significa necessariamente Agnello divino; probabilmente significa Agnello dato da Dio, proveniente da Dio. Cioè, Gesù è l’agnello che lui, il Padre, dà per dire che il peccato del mondo è tolto. Potremmo tradurre così: Ecco l’Agnello mediante il quale Dio toglie il peccato del mondo?  Come dire: l’Abbandonato offre lo “strumento” per il ritorno: la vicenda umana di suo Figlio! Non mi fermo su questa lettura (è di Xavier Leon-Dufour – Lettura del Vangelo secondo Giovanni – ed. Paoline - 1989 – pag. 240); mi limito a risottolineare come veramente l’uomo che crede, “il credente”, è uno che sa abbandonarsi a questa prorompente, debordante, eccessiva misericordia di Dio! Parte di lì, non dai suoi “sacrifici”!

Riascoltiamo la Parola: alcune sottolineature

L’agnello porta “il” peccato, non “i” peccati! I peccati sono tantissimi ma nascono tutti da un’unica radice: il nostro non fidarci di Lui. (Non mi soffermo; ciascuno di noi può riflettere molto su questa affermazione).

Gesù è diventato Maestro perché ha saputo essere discepolo; Gesù può essere garanzia della misericordia gratuita di Dio in quanto ha percorso la nostra stessa esperienza umana e in tutti i momenti della sua esperienza umana ci ha rivelato, è stato testimone della misericordia di Dio. In questo modo è diventato un maestro, “dietro” il quale anch’io sono continuamente invitato a incamminarmi. Giovanni non registra il Battesimo di Gesù, ma dice che lo Spirito è sceso su quell’uomo (o anèr) che lui vede passare: e quell’uomo è l’agnello. Si rinnova l’invito all’uomo a farsi discepolo di quell’uomo per poter vivere la gioia della salvezza, della misericordia, del rimanere dello Spirito di Dio su di noi: linguaggio altro per dirci che noi siamo figli e non dobbiamo avere nessuna paura di Dio, anzi: nell’uomo - agnello ha portato ormai definitivamente ogni separazione tra noi e lui!

Siamo invitati a cambiare completamente la nostra prospettiva relazionale con Dio: è un’urgenza! Faccio qualche esempio. Io non vado a confessarmi per avere il perdono; vado a celebrare la riconciliazione, cioè vado a rendere grazie per un perdono che già mi è stato donato nell’evento di morte e risurrezione di Gesù, l’Agnello. Per cui concludo: se non mi confesso è segno che…. Io non vado a Messa perché c’è un precetto;  vado con la comunità a celebrare la Pasqua di Cristo morto e risorto perché in quell’evento anch’io sono stato chiamato definitivamente Figlio. Per cui concludo: se non vado a Messa è perché… Noi ci sposiamo nella celebrazione della Pasqua di Cristo morto e risorto (eliminiamo l’espressione “sposarci in chiesa”!!!) perché in quell’evento il nostro amore ha avuto la sua premessa fondamentale: la misericordia! Per cui concludo: se continuo a “sposarmi in chiesa”… significa che…

CHE CERCATE?

Nel suo Vangelo, Giovanni fa entrare in scena il suo Personaggio, Gesù, con una domanda: CHE CERCATE? Non è di poca importanza mettere in evidenza il modo con cui viene fatto entrare in scena l’attore principale. Si narra di un incontro tra due che seguono Gesù e Lui che si volta per vedere chi lo sta seguendo (il verbo usato indica non un vedere in superfice ma in profondità, quasi un vedere quello che nemmeno tu vedi). Uno ha un nome, Andrea, l’altro no. Noi che oggi leggiamo il testo sappiamo che – secondo il modo di narrare biblico – questo anonimo è il lettore stesso.

Gesù non chiede chi cercate, ma “che cosa” cercate.  Importantissimo: quando io voglio incontrare una persona è perché ho dentro una domanda; sono le mie domande che rivelano chi sono. Dov’è un ristorante? E’ chiaro: ho fame!

E’ quei due: Rabbi (maestro), dove dimori? La domanda è molto profonda: quell’Uomo di cui hanno sentito parlare (quanto è importante conoscerlo!) ha qualcosa che gli altri non hanno.  Quali sono le tue abitudini? Cosa pensi di quello che sta succedendo nel mondo? Cosa suggeriresti a uno che vuole essere felice? Cosa ne pensi dell’amore? E della morte cosa ne pensi? Perché nel mondo c’è il dolore?

E Lui: Venite e vedrete… Nemmeno Gesù ha una risposta scontata!!! Per comprendere la Vita bisogna viverla (se uno si lascia vivere non capirà mai la Vita). Per poter dare risposta alla mia domanda importante (che?) debbo averla sempre presente e scegliere di conseguenza:… non è il trovare ma il cercare quello che mi qualifica.

Prosegue Giovanni: Andarono e videro dove dimorava… e dimorarono con lui… La dimora nella Bibbia sta ad indicare qualcosa di stabile, non è la semplice residenza. Il tempio è la Dimora di Dio: lì Dio risiede stabilmente in mezzo al suo popolo. Per comprendere cosa significa amare debbo cercare a lungo… Per comprendere cosa significa pregare debbo provare a lungo… Per comprendere il significato del perdono…

A questo punto una precisazione di orario: Era circa l’ora Decima…L’ora in cui il giorno sta per concludersi; l’ora della solenne preghiera del Vespro. Forse quell’ora sta ad indicare l’ora in cui la vita sta per concludersi e si tirano le somme: e quei due vogliono sottolineare quanto importante sia stato quel primo incontro e quanto sia stato significativo per la loro vita andare a vedere dove dimorava quell’Uomo.

La domanda ritorna altre due volta nel Vangelo di Giovanni. Nel Getsemani è ancora Gesù che chiede ai soldati (tra loro c’è anche Giuda!!): Chi cercate? Gesù Nazoreo – rispondono. E Gesù: IO SONO, riferendo a sé l’antico nome con cui veniva chiamato Dio Nell’A.T. Non ci fermiamo. Ci fermiamo sulla terza volta quando Giovanni mette in bocca a Gesù la domanda. Siamo nel giardino del sepolcro e alla Maddalena che piange Gesù chiede: CHI CERCHI. Ma la Maddalena, chiusa nel suo lutto, nella sua morte, non capisce. Solo quando la chiama per nome, Miriam, con quel timbro, quella cadenza, quel tono ricco di ricordi, scatta la risposta di fede: Rabbuni!. Nome con cui nel tardo giudaismo le mogli di uomini famosi chiamavano i loro mariti.

Ma una quarta volta risuona la domanda: questa sera, qui nella nostra Assemblea: Cosa cercate? Chi cercate^ Chi cerchi? A questo punto sono io l’altro discepolo: mi sento chiamare personalmente da questo uomo? Questa sera la mia riposta sarà affermativa se, guardandomi indietro, posso rendermi conto che è la domanda che mi sta accompagnando da quando ero piccolo: Nando, cosa, Chi stai cercando? Ci siamo mai incontrati noi due?!

Dal libro del profeta Isaìa (Is 42,1-4.6-7) (Apri la versione PDF) (Ascolta l'audiomessaggio)

Così dice il Signore:
«Ecco il mio servo che io sostengo,
il mio eletto di cui mi compiaccio.
Ho posto il mio spirito su di lui;
egli porterà il diritto alle nazioni.
Non griderà né alzerà il tono,
non farà udire in piazza la sua voce,
non spezzerà una canna incrinata,
non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta;
proclamerà il diritto con verità.
Non verrà meno e non si abbatterà,
finché non avrà stabilito il diritto sulla terra,
e le isole attendono il suo insegnamento.
Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia
e ti ho preso per mano;
ti ho formato e ti ho stabilito
come alleanza del popolo
e luce delle nazioni,
perché tu apra gli occhi ai ciechi
e faccia uscire dal carcere i prigionieri,
dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre».

Parola di Dio

Salmo (Sal 28)

R: Il Signore benedirà il suo popolo con la pace.

Date al Signore, figli di Dio,
date al Signore gloria e potenza.
Date al Signore la gloria del suo nome,
prostratevi al Signore nel suo atrio santo. R.

La voce del Signore è sopra le acque,
il Signore sulle grandi acque.
La voce del Signore è forza,
la voce del Signore è potenza. R.

Tuona il Dio della gloria,
nel suo tempio tutti dicono: «Gloria!».
Il Signore è seduto sull’oceano del cielo,
il Signore siede re per sempre. R.