Preparazione (Apri versione PDF)
- La Domenica precedente ai presenti all’Assemblea, ai gruppi dei giovani e adulti viene consegnato un invito per il venerdì 26 febbraio, alle ore 21, in S. Evasio. Nell’invito si precisa che ognuno può portare anche altri.
- L’altare con tovaglia e fiori.
INIZIO CELEBRAZIONE – Proclamazione della Parabola
- I presbiteri sono in Assemblea, tra la gente, con il camice bianco.
- Ciascuno è invitato a portare il proprio invito sull’altare; intanto si canta l’inizio di Padre ho peccato…(Pag. 15)
- Un presbitero va all’ambone e inizia a proclamare Lc 15. Quando il racconto arriva alla frase …Prendete il vitello ingrassato… si rimane in silenzio fin che un altro presbitero porta la Pisside sull’altare, si canta Preparate presto… (Pag. 16. n.3). poi continua la proclamazione.
- Terminata la proclamazione il lezionario viene collocato sull’altare a lato della Pisside.
- A tutti, in silenzio, viene consegnato il fascicolo.
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: «Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta». Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: «Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati». Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: «Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio». Ma il padre disse ai servi: «Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: «Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello ingrassato, perché lo ha riavuto sano e salvo». Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: «Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello ingrassato». Gli rispose il padre: «Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato» [Lc 15, 11-32]
CELEBRAZIONE
Canto: Padre ho peccato contro il cielo e contro di te.
Non sono degno d'essere tuo figlio.
Padre pietà, pietà di me.
Lo vide il padre quando era ancora lontano,
lo vide e il suo cuore fremette,
allora gli corse incontro,
gli si gettò al collo e lo baciò.
IL PADRE E IL FIGLIO MINORE
Celebrante
E’ stato proclamato un testo arcinoto. Questa sera noi ci fermeremo solo di sfuggita sul figlio minore, quello che va via e poi ritorna. Sosteremo più a lungo con il figlio maggiore, a suo dire oggetto di ingiustizia, nel tentativo di capire quale dei due è il figlio perduto. Ma specialmente sosteremo con il vitello ingrassato: l’unico che, alla fine, paga per il peccato degli altri.
Meditazione personale
Chi è questo Padre?
E’ l’unico che mantiene la sua identità sempre, fino in fondo: lui rimane sempre padre! I figli perdono la loro identità: non solo il minore, ma anche il maggiore: pensa di essere un servo: io ti servo – dice a suo padre che non chiama mai con il nome di Padre. E per il figlio che vuole andar via da casa divise la sua vita: al figlio che se ne va sta dando non dei beni, ma una parte della sua vita: perché lui è padre e sempre rimarrà padre!
Preghiera comunitaria
Tu, Padre, Ti sei perso nella nostra storia,
Tu ti sei compromesso con la nostra storia:
ancora in questo tempo che mi prepara a Pasqua,
medito il mistero della Tua Incarnazione:
nel Figlio Gesù, il Fedele,
Tu sei con noi Tuoi figli, infedeli e lontani.
Meditazione personale
Il padre vede il figlio quando lui era ancora lontano. C’è stato un distacco fisico, apparentemente indolore, non una parola gli ha detto per trattenerlo… Ma lui, padre, non si è mai allontanato dal figlio… è andato anche lui là, con il figlio a pascolare i porci e a cercare carrube…
Preghiera comunitaria
Aiutami, Padre!
Corri incontro anche a me,
nella mia lontananza: e spiegami!
Ti guardo come l’hai accolto di nuovo.
Tu gli corri incontro:
e Tu sai che questo è sconveniente per un padre!
Gli doni la veste prima:
quella che aveva prima di partire?
La prima per importanza al fratello?
Gli metti il sigillo al dito:
cioè gli dai la capacità e la possibilità di vendere:
e cosa vende che non ha più niente?!
E poi, perché hai abbracciato quel ragazzo immondo,
che si era sporcato del peggior peccato
andando in un paese pagano a contatto con i porci?!
Lo sapevi che, in questo modo,
Tu stesso saresti diventato un peccatore immondo?!
……………………………… (pausa di silenzio)
Canto: Ma il padre disse ai servi: "Portatemi presto,
portate qui il vestito più bello,
mettetegli al dito l'anello,
portate qui calzari per lui".
Padre ho peccato contro il cielo e contro di te.
Non sono degno d'essere tuo figlio.
Padre pietà, pietà di me.
"Preparate presto il vitello ingrassato,
mangiamo e facciamogli festa,
mio figlio era morto ed ora vive,
era perduto ed ora egli è qui." (Padre…)
IL PADRE E IL FIGLIO MAGGIORE
Celebrante
Queste riflessioni, molto serie, sono dentro al racconto di Luca. Qui tutto sembra parlarci di un Dio che non è quello delle nostre Eucarestie, delle nostre preghiere, delle nostre giornate. Forse Luca vuol portarci proprio lì: la sua Parola, in questo cammino di Quaresima ma non solo, non è mai una conferma a quello che già sappiamo di Lui, ma un invito ad incontrarlo e lasciarci incontrare come Lui si è fatto conoscere nell’Incarnazione di suo Figlio Cristo Gesù. L’incontro con il Figlio maggiore ne è un’ulteriore conferma.
Canto: Ma il figlio maggiore che tornava dai campi
udì e non voleva entrare alla festa:
"Io ti obbedisco da anni"
disse al padre "tu non mi hai dato nulla".
Padre ho peccato contro il cielo e contro di te.
Non sono degno d'essere tuo figlio.
Padre pietà, pietà di me.
Uscito a pregarlo, il padre diceva:
"ma tu figlio mio sei sempre con me
e ora fai festa e rallegrati
il tuo fratello è tornato alla vita". (Padre…)
Meditazione personale
Questo figlio fa emergere il triste di questa storia; qui viene a galla tutta la distanza che c’è tra questo figlio che però è lì fisicamente. Di suo padre non ha capito niente: non mi hai mai dato….?!
Un figlio a pochi metri da casa, eppure distante anni luce! Non riconosce il fratello e, quindi, non riconosce nemmeno il padre: questo tuo figlio…
Non sappiamo se poi è andato alla festa. Il suo atteggiamento lascia in sospeso la parabola, l’unica in tutta la letteratura evangelica che non ha una conclusione.
Luca ci consegna un annuncio da custodire e da meditare: il padre (Dio?!) rimane sempre padre ma nemmeno lui può costringere i suoi figli ad accettare la sua proposta. E’ questo il segreto in cui io debbo entrare! E’ questo il segreto che Matteo, invitandomi all’inizio della Quaresima ad andare nel segreto, mi vuole suggerire?! Un confine, uno spazio che ci unisce/divide da Dio che io/noi cerchiamo e dal quale siamo cercati?
Preghiera comunitaria
Padre, donami il Tuo Spirito,
rinnova in me e in questi fratelli e queste sorelle
i prodigi della prima Pentecoste.
Guidami Tu a discernere in questa Tua Parola:
«Chi è davvero il fratello perduto,
chi è il fratello distante,
per quale dei Tuoi figli, Padre,
Tu soffri veramente?».
Padre, forse la Tua più grande fatica
è riuscire a fare in modo che quei due figli
si riconoscano fratelli per poter gioire
per poter gioire insieme alla stessa festa di nozze.
IL PADRE, IL FIGLIO MAGGIORE,
IL VITELLO QUELLO VITELLO INGRASSATO
Celebrante
E’ qui dove la parabola raggiunge il suo punto più forte, più rivelativo. Finora tutto sembrava andar bene. Il vitello ingrassato fa esplodere il dramma. Per tre volte Luca rimarca questo e sono tre i personaggi che vengono incaricati di sottolineare il fatto (tace solo il figlio minore…):
Il Padre: Prendete il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa…
Il servo: Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello ingrassato..
Il fratello maggiore: tuo figlio…il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello ingrassato…
Perché cita le prostitute dal momento che nel racconto non sono menzionate? Ha un motivo serio. Infatti, il vitello ingrassato con il frumento perché la carne fosse più tenera, era riservato per le grandi occasioni (Gen 18,7). Il capo famiglia, in particolare, aveva un’attenzione particolare per fare in modo che nelle nozze del figlio primogenito, quello su cui sarebbe poi passata la benedizione del padre, mai e poi mai venisse a mancare il vitello ingrassato. Il figlio maggiore ha tutte le ragioni per arrabbiarsi con il padre: uccidesti per lui l’ingrassato vitello! Il padre ha commesso una grave ingiustizia. Il figlio che si è prostituito – immagine di Israele che celebra nozze di prostituzione con le divinità pagane (cfr. Es 32,18) ha quel vitello ingrassato che dovrebbe servire a sancire il matrimonio di fedeltà! Per noi è un particolare da poco, per l’ebreo no! Nessun ebreo avrebbe mai fatto un’ingiustizia del genere a un suo figlio primogenito.
Preghiera comunitaria
Padre, sei proprio Tu questo padre?!
La Tua parola mi rivela volti sempre nuovi di Te.
Mai però mi è capitato di sentire
che Tu fossi capace di compiere una simile ingiustizia!
Tra le Tue caratteristiche più note
mi hanno insegnato che Tu sei giusto, misericordioso,
buono verso tutti, anche con i peccatori.
Tu non hai rispettato i diritti di questo figlio:
Ma allora, che Padre sei?
Celebrante
Anche se non sembra a prima vista, probabilmente qui siamo all’apice della parabola. Questa è una parabola che può suscitare indignazione: proprio per l’ingiustizia di questo padre. Però, forse, sapendo che si tratta di Dio, probabilmente siamo disposti a scusarlo.
E qui la Parola ancora una volta documenta la nostra poca fede. Se riusciremo a non “scusare” Dio, ma a ringraziarlo perché Dio non è ingiusto contro di noi ma è ingiusto a nostro favore, allora potremo veramente partecipare a quella Festa di Nozze che ogni Ottavo Giorno celebriamo nelle nostre comunità. Lì, noi facciamo memoria di un Dio che è "ingiusto" per poterci salvare.
Per comprendere quanto Luca ci vuol dire, dobbiamo liberarci delle nostre pre-comprensioni su Dio, sulla sua Parola e sul suo operare tra noi e per noi. In questo i Padri della Chiesa ci portano ad una scoperta veramente consolante: il vitello ingrassato è Gesù Cristo!
Meditazione personale
Sì, è Lui, Gesù di Nazareth, il Vitello Ingrassato! E’ Lui che rende possibile la riconciliazione. Se in questa storia c’è qualcuno che veramente la paga, è proprio il vitello ingrassato che viene ucciso per permettere il banchetto di nozze. E’ chiaro il riferimento alla croce. Era necessario, dice Luca. Questo è un riferimento chiarissimo alla Passione: …era necessario che il Figlio dell’uomo morisse… era necessario far questo. Non Dio vuole la morte del Figlio-Agnello/Vitello ingrassato! Noi uomini, senza l’evento della croce, non potremmo far festa. Il nostro peccato, quindi la nostra morte sarebbero ancora strumenti per dire che la nostra “lontananza” da Dio (fisica o spirituale), è e rimane incolmabile.
Preghiera di contemplazione
In questa sera, ti supplico con lui:
«Padre, contro di te ho peccato e contro il cielo;
non son piú degno che tu mi chiami figlio
fa' di me l'ultimo dei tuoi salariati».
Rendimi degno del piú puro e santo
bacio del Padre tuo infinitamente buono.
Sotto il tetto della sala di Nozze
ti piaccia ricevermi di nuovo.
E con la veste iniziale della quale
briganti di strada mi spogliarono,
rivestimi ancora
come ornamento di Sposa preparata.
L'anello regale,
che è il segno di autorità,
fa' ch'io lo riporti nella mano destra,
per non deviare mai piú verso altre vie.
E come protezione dal Serpente
metti sandali ai miei piedi
perché nel buio non inciampino,
ma la sua testa possano schiacciare.
Al banchetto del vitello ingrassato,
che sulla Croce per noi s'è immolato
e al sangue uscito per la lancia dal Costato
donde usciva il ruscello della Vita,
fammi partecipare nuovamente,
come nella parabola del Figlio Prodigo,
per mangiare il pane che dà vita,
per bere alla tua celeste coppa...
Sulle tracce del figlio minore ho camminato
in paesi estranei e lontani;
l'eredità paterna ho scialacquato
che al Fonte Battesimale avevo ricevuto.
Laggiú straziato fui da carestia
del Pane della Vita e della divina Bevanda.
Pascolando il gregge dei porci, sfamato
non mi son con i peccati della dolce carruba.
Invoco il Padre tuo come il figlio più piccolo
anche se di figlio il nome al tuo cospetto,
dicendo: «Contro Te e contro il ciel peccai;
Padre celeste, non son degno di portare».
Accoglimi tra le braccia per esser da Te curato,
o Signore; rendimi degno del tuo santo bacio;
sostituisci, o Misericordioso, col tuo profumo,
quanto in me è segnato dalla morte!
Dammi la carne del Vitello ingrassato;
il vino che è sulla Croce fammi bere;
possa io cantare con tutte le creature,
perché, morto, la vita ho ritrovato.
[Nerses Snorhai, mistico armeno – 1102-1173]
Meditazione
Questa parabola ci vuol dire qualcosa sulla logica della croce che è chiaramente una logica di ingiustizia. Non dimentichiamo che il perdono fa sempre parte di una logica di ingiustizia. O, se vogliamo, la giustizia di Dio segue un’altra logica.
Comunque quello che la Croce vorrebbe farci capire è qualcosa di umanamente ingiusto. Impossibile misurare la distanza tra queste due vie. Come dire: c’è anche un altro modo di vedere Dio e la Croce ne è una esemplificazione.
Questo noi dobbiamo metterci bene in testa: che questa ingiustizia la “paga” Gesù per noi; anzi, al nostro posto. Il vitello ingrassato a frumento è l’unico che muore nella nostra storia.
CELEBRIAMO IL PERDONO DEL SIGNORE
Cel. Guidati dalla Parola, coscienti del nostro peccato
sull’esempio del figlio che ritorna,
Ti ripetiamo il nostro discorso:
As. Padre, abbiamo peccato,
nei Tuoi confronti
e nei confronti dei nostri fratelli: Rit.
Rit. Perdonaci Signore, abbiamo peccato.
Cel. Guidati dalla Parola, coscienti del nostro peccato perché un po’ troppo solidali con il figlio maggiore, in questa sera anche noi Ti preghiamo così:
As. Padre, abbiamo peccato,
nei Tuoi confronti
e nei confronti dei nostri fratelli: Rit.
Cel. Ogni domenica noi siamo invitati alla stessa Festa;
ogni volta è come un ritorno a casa
per accogliere l’abbraccio del Padre
e per celebrare l’incontro con i fratelli:
As. Padre, abbiamo peccato,
nei Tuoi confronti
e nei confronti dei nostri fratelli: Rit.
Cel. Ora restiamo in silenzio:
ciascuno di noi si interroga davanti a Dio e davanti ai fratelli per verificare la propria lontananza da Lui:
- E’ come quella del fratello minore: da cosa lo comprendo?
- E’ come quella del fratello maggiore: da cosa lo comprendo?
- Forse non ho ben chiaro quale sia il mio peccato?
- In questa sera, il Signore cosa mi propone perché io possa vivere la Festa dell’incontro?
Riflessione di Isacco il Siro: «Sii un annunciatore della bontà di Dio. Egli infatti provvede a te mentre tu non ne sei degno e mentre tu sei debitore di molte cose, non sembra che egli ti chieda qualcosa. Non chiamare Dio “giusto”, infatti in quel che riguarda te, non si è fatta conoscere la tua giustizia. Anche se Davide lo chiama Giusto e Retto, tuttavia il Figlio ci ha mostrato che egli è buono e dolce. Dice infatti: è dolce con i cattivi e con coloro che rinnegano. Come può uno dire che Dio è giusto quando si imbatte nel racconto del figlio prodigo? Avendo questi sperperato tutti i suoi beni nella dissolutezza, davanti alla sua pentimento che mostrò il padre corse, gli cadde al collo, lo rende parte di tutti i suoi beni. E non è un altro che ci ha parlato di lui, perché noi dubitiamo della sua bontà; è il Figlio stesso che ha testimoniato a proposito di Dio queste cose. Dov’è la giustizia di Dio se mentre eravamo peccatori, Cristo è morto per noi?!»
Celebrante: la nostra condivisione, nasce dall’esigenza di esprimere davanti a Dio il nostro invito alla festa a qualche fratello o sorella in difficoltà più di noi. Noi che siamo invitati ogni Domenica alla Festa del Vitello Ingrassato andiamo ad esprimere la nostra condivisione, dopo esserci riconosciuti figli nel Figlio. Con l’evangelista Luca preghiamo:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane essenziale
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci nella prova. [Lc 11]
Rit. Padre ho peccato contro il cielo e contro di te.
Non sono degno d'essere tuo figlio.
Padre pietà, pietà di me.
- Lo vide il padre quando era ancora lontano,
lo vide e il suo cuore fremette,
allora gli corse incontro,
gli si gettò al collo e lo baciò. Rit. - Ma il padre disse ai servi: "Portatemi presto,
portate qui il vestito più bello,
mettetegli al dito l'anello,
portate qui calzari per lui". Rit. - "Preparate presto il vitello più grande,
mangiamo e facciamogli festa,
mio figlio era morto ed ora vive,
era perduto ed ora egli è qui." Rit. - Ma il figlio maggiore che tornava dai campi
udì e non voleva entrare alla festa:
"Io ti obbedisco da anni"
disse al padre "tu non mi hai dato nulla". Rit. - Uscito a pregarlo, il padre diceva:
"ma tu figlio mio sei sempre con me
e ora fai festa e rallegrati
il tuo fratello è tornato alla vita". Rit.
Celebrante:
Dio nostro Padre,
guarda con bontà questi tuoi figli e figlie:
sono davanti a Te per renderti grazie
per il dono della Tua misericordia
che Tu sempre doni quando Ti invochiamo.
Chiamaci dalle nostre lontananze,
mai manchi a noi l’invito
alla Festa settimanale del Tuo Figlio morto e risorto
a Te uniti dallo stesso Santo Spirito.
Tutti:
AMEN!