PREMESSA: troverai due piste di lettura (se puoi, preferisci la seconda):
[A] LA PAROLA (solita rilettura della Parola della Domenica)
[B] GIOVANNI 21: LABORATORIO PROGRAMMATICO (importanza di questo capitolo per il futuro della Chiesa: qui abbiamo un metodo per orientarci nei cambiamenti).
Dagli Atti degli Apostoli (5,27b-32.40b-41) (Apri la versione PDF)
In quei giorni, il sommo sacerdote interrogò dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo».
Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono».
Fecero flagellare [gli apostoli] e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.
Salmo (Sal 29,3-6.11-13)(30)
R. Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.
Oppure:
R. Alleluia, alleluia, alleluia.
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa. R.
Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia. R.
Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!».
Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre. R.
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (5,11-14)
Io, Giovanni, vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce:
«L’Agnello, che è stato immolato,
è degno di ricevere potenza e ricchezza,
sapienza e forza, onore,
gloria e benedizione».
Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano:
«A Colui che siede sul trono e all’Agnello
lode, onore, gloria e potenza,
nei secoli dei secoli».
E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E gli anziani si prostrarono in adorazione.
Dal Vangelo secondo Giovanni (21,1-19)
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
[A] LA PAROLA
Conosciamo il testo
Gesù si manifestò di nuovo… C’è stata la conclusione del Vangelo e poi di colpo: Dopo queste cose... Prima c’è: Il primo giorno dei sabati...Poi otto giorno dopo... la sera di quello stesso giorno... Cioè tutto era punteggiato in maniera precisa. Qui no, qui c’è un nuovo inizio: Dopo queste cose... Gesù si manifesta di nuovo sul mare di Tiberiade. Non più in Giudea, ma sul mare di Tiberiade. Non più a Gerusalemme, ma in quel territorio che era stato il territorio missionario di Gesù, la Galilea della genti. Quel lago attorno cui c’era la gente spuria, c’erano i pagani. Non sono i Giudei.
Si trovavano insieme… I Dodici dove sono? Sono sette. Simon Pietro è il capo, c’è Tommaso che è l’incredulo, c’è Natanaele l’israelita che vede (quindi rappresentante dei Giudei, l’Israele che ha aderito a Gesù), i figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, altri due... Come si può dire altri due senza dirne il nome?! E poi, perché non arrivare a Dodici? I Sinottici: Gesù ne fece Dodici...Ecco i nomi dei Dodici...Non siete voi i Dodici...? E’ chiaro che qui la comunità, quando scrive questo brano, sa che è in una situazione in cui i Dodici non ci sono più, gli apostoli sono morti. Due "anonimi" per dire che ormai la Chiesa è formata dai Giudei, dagli apostoli e da pagani che sono arrivati.
Veniamo anche noi… Veniamo anche noi con te. Ma quella notte non prendono nulla. E’ un po’ duro questo racconto. Cosa vuol dire la comunità di Giovanni nell’editare questo racconto? Vuol dire che dalla Chiesa ci può essere una missione sterile, senza alcun frutto. E che non basta che Pietro guidi la missione. Anche se Pietro è il missionario per eccellenza, deve stare attento, perché non c’è assicurazione. Siamo noi che mettiamo delle assicurazioni dove non ci sono.
Quando era l’alba, Gesù stette sulla riva… Il linguaggio pasquale cambia. Nei racconti di Gesù risorto: venne Gesù stette in mezzo a loro. Gesù stette sulla riva, non in mezzo a loro. E i discepoli non sapevano (ritorna il verbo "vedere" secondo le sfumature che conosciamo in tutto il capitolo 20 di Giovanni) che era Gesù. Gesù: Avete qualcosa da mangiare con il pane? E loro: No. E Gesù ordina – Lui! – la missione; Pietro e gli altri obbediscono. Ed ecco una pesca enorme, abbondante: quando la missione è determinata da Gesù, è in obbedienza a Gesù, ci sono i frutti.
Alcune stradine di riflessione…
- Quel discepolo che Gesù amava…
Pietro non capisce; il discepolo amato capisce: E’ il Signore. Ma è proprio in questo grido l’ambiguità. Da un lato il discepolo amato lo indica, è il Signore, Pietro svegliati, non capisci?!, tocca a te, che sei il primo, riconoscerlo e invece lo riconosco io. Nello stesso tempo è un grido che nell’A.T. suona: E’ il Signore, occorre dare a lui la qualità di Signore, a nessun altro. E’ lui l’unico Signore. Questa è la forza di Giovanni. Proprio perché è amato da Gesù e proprio perchè amava Gesù, precede Pietro un’altra volta qui; è la terza volta che precede Pietro: nella cena quando chiede di Giuda, nella corsa al sepolcro; proprio per quell’amore pieno che aveva per Gesù lui riconosce e Pietro si ritrova nudo. [E’ chiaro che si tratta di una comunità legata più a Giovanni che a Pietro]. Giovanni – in tutto il IV Vangelo – arriva dove gli altri non arrivano perché lui è entrato nelle “insenature”, nelle “profondità” di Cristo (Gv13, 23) esattamente come Gesù è entrato nelle “insenature”, nelle “profondità” di Dio (Gv 1, 18) per cui Lui ne può fare l’esegesi, cioè lo può rivelare, ce lo può raccontare. La Chiesa di allora – e la Chiesa di sempre – dovrà sempre fare i conti tra autorità e carisma, tra chi è fedele a dei principi e chi è fedele a Dio, tra lettera e profezia. Certo, il tutto dovrebbe coincidere, ma non sempre coincide, perché non è facile. Il Vangelo di Giovanni ha molto faticato per essere accolto dalla grande Chiesa proprio perché risente di questo contrasto che, invece, se ben armonizzato dovrebbe significare grande ricchezza nella Chiesa. Tutto il capitolo 21 è un’aggiunta; il finale, poi, con la triplice domanda (leggi: conferma del primato di Pietro) sembra proprio essere un’aggiunta ulteriore di questa comunità giovannea per far sì che il suo Vangelo fosse accolto dalla grande Chiesa. - Un pasto che loro non hanno preparato.
Un passaggio stupendo: i pescatori hanno abbondanza di pesci [153: presso il mondo greco, le specie di pesce conosciute corrispondevano a questo numero], ma quelli che loro mangeranno sono quelli preparati dal Kyrios. L’Eucarestia – in ultima analisi – prima di essere qualcosa che facciamo noi, è un pasto preparato da un Altro: è la sintesi di tutti i doni Dio per noi. - Anche la Chiesa è esposta all’insuccesso.
Gesù non le ha pagato nessuna assicurazione in caso di incidente o di fallimento; le ha solo garantito la sua presenza fino alla fine dei tempi; questa deve essere la sua forza, questo il suo “successo”; allora questo è l’importante: seguire Lui, fare come Lui.
FILEO
Possiamo tradurre il verbo fileo: amare ciò che è come te, amare gli amici… Lo si comprende meglio se lo si mette a confronto con agapao: amore gratuito (l’amore di Dio, di Gesù per i discepoli). Nel nostro brano, sorprende il succedersi di agapao e fileo. Gesù per due volte: agapas me (= mi ami?); Pietro per due volte: filò se (=amo te); la terza volta anche Gesù chiede: fileis me (=Ami me?). Gesù rinuncia a chiedere a Pietro un amore gratuito? Per questo Pietro è rattristato? Comunque il pastore della comunità deve stare in un singolare, stretto rapporto d’amore con il suo e loro Signore. Triplice domanda come triplice fu il rinnegamento? Su questo perdono, e sul conseguente particolare amore di Pietro, Gesù fonda la duplice sequela del discepolo nell’ufficio pastorale e nella morte. L’autore vuole presentare l’eccezionale amore di Pietro per Gesù, proprio come eccezionale, in tutto il IV Vangelo, è l’amore del discepolo amato. In questo modo la comunità, legatissima a Giovanni, dimostra di riconoscere il primato di Pietro?
[B] GIOVANNI 21: LABORATORIO PROGRAMMATICO
Premessa
Il capitolo 21 di Giovanni – capitolo aggiunto qualche anno dopo alla conclusione ufficiale – proprio perché inizia con un brano già noto nelle prime comunità (la pesca) ma redatto con importanti particolari che non troviamo nella prima stesura, ci offre la possibilità di comprendere un po’ come le prime comunità hanno vissuto i loro primi anni senza la presenza in carne ed ossa del loro Maestro. Ne nasce un capitolo interessante; più che una narrazione di fatti che a noi sfuggono, narrano situazioni che riscontro identiche alle nostre situazioni ecclesiali. Insomma, il capitolo 21, aggiunta preziosissima per capire come la Chiesa dovrà muoversi nel tempo: identifica il suo futuro come un grande laboratorio in cui quello che Gesù ha fatto e ha detto sono il punto di riferimento per ripensare la propria presenza nel mondo in base alle mutate situazioni in cui verrà a trovarsi. Mi pare di intravedere tre fuochi (Gv 21, 1-19). Un quarto (un possibile raccordo tra autorità e carisma) lo vediamo nella parte finale (Gv 21, 20-25).
- La Chiesa, da subito, deve fare i conti con il cambiamento.
La Chiesa del 100-120 d. C. ha già dovuto subire dei cambiamenti nei suoi componenti. Il Capitolo 21 sembra essere la narrazione di una seconda e nuova chiamata; è quasi un ricominciamento. Non ci sono più i 12 (anche con l’elezione di Mattia assistiamo a questo inizio di cambiamento), ce ne sono solo 5 (nominati) più 2 (anonimi). Il numero di perfezione è cambiato. Chi sono? Il testo greco non è di facile lettura: altri dai discepoli di lui due (Gv 21, 2). In quella pesca ce n’erano solo 7 ma i discepoli di lui erano già tanti? Ma perché tace il nome di quei due? Forse perché gli altri erano noti mentre quei 2 no? Molto semplicemente, mi sembra che l’intento del redattore sembra quello di volerci dire che i 12 ormai non ci sono più, altri sono arrivati al loro posto: e non sarà più come prima. Per questo occorre una nuova chiamata; sarà sempre Lui, il Signore, a chiamare ma non sarà altrettanto facile cogliere la sua presenza: i discepoli non sapevano che era Gesù! (Gv 21, 4). D’ora in poi, per cogliere quella Presenza, occorrerà qualcos’altro: che Pietro non ha e l’ha invece Giovanni. (V. puto 3.). - La Chiesa nata dalla Pasqua sperimenta da subito il fallimento.
Noi cantiamo gli Alleluia; Giovanni dice che in quella notte (quale? la notte del processo, della condanna, del rinnegamento e del tradimento, della morte…?) non presero nulla (Gv 21, 3). E’ questo l’inizio pasquale della Chiesa? Perché questo racconto appena dopo il capitolo 20: con la Maddalena che riconosce il suo Rabbunì; i discepoli che gioiscono al vedere il Signore; Tommaso con la sua Pasquale professione di fede?! Tutto sembra concluso bene. E invece no! Quanta intelligenza, quanto coraggio in questa aggiunta del capitolo 21! Quante volte siamo invitati ad intonare i nostri Alleluia in situazioni di buio, di peccato!.E’ senz’altro sconvolgente l’annuncio pasquale e il conseguente Alleluia quando si scontrano con tutto quanto in noi è tutto meno che Alleluia! Così parte la Chiesa: forse non quella che abbiamo in mente noi…Mai la Chiesa, e il singolo discepolo, deve dimenticare questo! - Si tratta di riconoscere la presenza del Kyrios, del Signore, del Gesù Pasquale Risorto, presente. Qui Giovanni ci porta dentro una riflessione seria. E’ Giovanni, colui che era entrato nelle profondità (non sul petto come siamo soliti tradurre Gv 13, 23) di Gesù, ne aveva colto l’intima personalità, a riconoscere la presenza del Signore. Pietro se ne accorge solo quando Giovanni glielo dice. E’ il carisma, l’amore per il Signore, che ci guida nell’incontro, che deve guidare la Chiesa. L’autorità? Secondo Giovanni l’autorità deve seguire il carisma!
- Due strade da percorrere e da cui non allontanarsi mai: è forse il frutto più prezioso di questo laboratorio riferito nel Capitolo 21 di Giovanni.
- La Parola. Quante volte si ripete (e non solo nel capitolo 21): Disse Gesù…Egli disse loro…La Comunità matura pian piano la fede Pasquale attraverso una lunga meditazione della Parola (lo sappiamo: tutti i Vangeli nascono da questa lunga meditazione). Non una parola astratta, ma una Parola colta come possibilità per entrare nel mistero della Vita di Gesù Risorto. Una parola che spiega il costato, spiega le mani, spiega i piedi: in una parola ti aiuta a cogliere il senso di quanto è avvenuto e di quanto sta avvenendo. Una Parola senza la quale anche i gesti più evidenti resterebbero incomprensibili. In questo finale di Giovanni è scomparsa ogni forma di vedere intesa come esito di occhi, del frutto di un ragionamento. Rimane solo un vedere con il cuore inteso come un vedere totale, indispensabile premessa per giungere ad un affidamento…
- L’Eucarestia. La Chiesa trova nel gesto del Pane mangiato insieme e del Pesce un riferimento irrinunciabile per la propria identità. Una sottigliezza giovannea: sulla spiaggia c’è del pane e del pesce arrostito preparato dai discepoli, ma quello che mangiano è un altro cibo; mangiano il Pane e il Pesce preparati da Gesù!!!
- Quel discepolo che Gesù amava…
Pietro non capisce; il discepolo amato capisce: E’ il Signore. Ma è proprio in questo grido l’ambiguità. Da un lato il discepolo amato lo indica, è il Signore, Pietro svegliati, non capisci?!, tocca a te, che sei il primo, riconoscerlo e invece lo riconosco io. Nello stesso tempo è un grido che nell’A.T. suona: E’ il Signore, occorre dare a lui la qualità di Signore, a nessun altro. E’ lui l’unico Signore. Questa è la forza di Giovanni. Proprio perché è amato da Gesù e proprio perchè amava Gesù, precede Pietro un’altra volta qui; è la terza volta che precede Pietro: nella cena quando chiede di Giuda, nella corsa al sepolcro; proprio per quell’amore pieno che aveva per Gesù lui riconosce e Pietro si ritrova nudo. [E’ chiaro che si tratta di una comunità legata più a Giovanni che a Pietro]. Giovanni – in tutto il IV Vangelo – arriva dove gli altri non arrivano perché lui è entrato nelle “insenature”, nelle “profondità” di Cristo (Gv13, 23) esattamente come Gesù è entrato nelle “insenature”, nelle “profondità” di Dio (Gv 1, 18) per cui Lui ne può fare l’esegesi, cioè lo può rivelare, ce lo può raccontare. La Chiesa di allora – e la Chiesa di sempre – dovrà sempre fare i conti tra autorità e carisma, tra chi è fedele a dei principi e chi è fedele a Dio, tra lettera e profezia. Certo, il tutto dovrebbe coincidere, ma non sempre coincide, perché non è facile. Il Vangelo di Giovanni ha molto faticato per essere accolto dalla grande Chiesa proprio perché risente di questo contrasto che, invece, se ben armonizzato dovrebbe significare grande ricchezza nella Chiesa. Tutto il capitolo 21 è un’aggiunta; il finale, poi, con la triplice domanda (leggi: conferma del primato di Pietro) sembra proprio essere un’aggiunta ulteriore di questa comunità giovannea per far sì che il suo Vangelo fosse accolto dalla grande Chiesa.