LEGARE e SCIOGLIERE: questo capitoletto ha lo scopo di proporre una chiave di lettura alla Parola di queste ultime domeniche, in particolare al breve brano di Matteo. Ha suscitato in me varie domande; ora le giro a chi le vorrà fare proprie.
Dal libro del profeta Ezechièle (33, 1.7-9) (Apri la versione PDF)
Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«O figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia.
Se io dico al malvagio: “Malvagio, tu morirai”, e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te.
Ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai salvato».
Salmo 94
R. Ascoltate oggi la voce del Signore.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. R.
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce. R.
Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere». R.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (13, 8-10)
Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge.
Infatti: «Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai», e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: «Amerai il tuo prossimo come te stesso».
La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità.
Dal Vangelo secondo Matteo (18, 15-20)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
In ascolto di una Parola problematica e complessa
Ascoltiamo Ezechiele. Ambientazione storica: siamo nella primavera del 585; Gerusalemme è appena stata distrutta: ha sperimentato il “giorno del Signore”. Ezechiele si rivolge a quella parte del popolo che non è stata fedele al Signore; ormai è a loro, i peccatori, ai quali Ezechiele si rivolge dopo la catastrofe. Sono essi, coscienti delle loro colpe, che Ezechiele esorta alla conversione. E proprio per questo il messaggio è pieno di misericordia.… ti ho posto come sentinella… Il peccato di cui si parla qui è un peccato pubblico, non si tratta di una offesa personale. Si sottolinea con forza questa idea: il profeta è come una sentinella, e ha l'imprescindibile dovere di annunciare le esigenze di Dio, di denunciare la menzogna dovunque si trovi. … se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si converta… Lo scopo è sempre quello di aiutare il fratello a prendere coscienza del suo stato di separazione, perché possa, di conseguenza, ravvedersi. Lo scopo è di creare nei peccatori un disagio, perché è proprio in una situazione di disagio che spesso Dio si inserisce e spinge al ritorno. Ascoltiamo Matteo… Anche Matteo si rivolge ad una comunità che ha fatto l’esperienza del peccato “pubblico”, non di una semplice mancanza personale. Se pecca il tuo fratello…Quello che deve preoccupare non è l’offesa personale, ma il peccato in quanto nuoce a chi lo fa. Alla persona offesa spettano due risposte:
- Il perdono, la misericordia.
- La correzione fraterna.
Qui si riassume tutta l’esperienza umana di Gesù verso i peccatori. …Se…se…se… sia per te come un pubblicano e un peccatore… Parole dure che non possiamo certamente noi annacquare; dobbiamo però fare la fatica di coglierle in modo che non diventino condanna in quanto lo scopo ultimo è guadagnare il fratello, è il bene della comunità stessa. …Tutto quello che legherete… Matteo conferisce a tutta la comunità lo stesso potere di Pietro: quello di legare (cioè proibire) e di sciogliere (cioè permettere); questo sembra essere il senso del brano, considerando la gradualità delle persone responsabili della correzione fraterna. La comunità, dunque, ha il potere della “scomunica”? Il passaggio è molto duro. Una cosa è certa: l’invito alla preghiera vuol dire che, in tutti i modi, l’ultima paraola spetta a Dio …Dove due o tre… Lo scriba Matteo ci riferisce che Gesù, in questo modo, traduce un detto rabbinico: Se due si uniscono per applicarsi alla parola della legge, la Shekinà è nella loro adunanza.
Riascoltiamo la Parola
- Verità nella carità. Il bene sommo è la vita della comunità (familiare, sponsale, amicale, comunitaria, sociale, mondiale…). Parliamo della vita comunitaria, ecclesiale. Solo se il bene è buono e il male è cattivo, noi possiamo capirci. Ora, rendere nota la verità è grande servizio di carità. Un conto è la misericordia; un conto è confondere male con bene e bene con male dal momento che Dio perdona tutto essendo misericordia infinita. Trattare uno come pagano e pubblicano non significa escluderlo dall’amore di Gesù e quindi di Dio: Gesù è venuto per i pubblicani e peccatori. Quindi non si tratta di eliminare la mela marcia per preservare le altre. E’ un rendere noto la situazione di fatto: il peccato ha rotto la fraternità. Questo non è giudizio o condanna: perchè il giudizio è di Dio che è, comunque e sempre, misericordia. Il rendere noto la situazione di fatto è un servizio alla verità, alla comunità, al fratello. E’ chiaro che io debbo essere disposto prima di tutto ad essere corretto; in un secondo tempo io potrò essere il fratello che corregge il fratello. E’ un discorso molto difficile, certo. Ma non tanto perchè l’altro non è disposto a sentirsi dire che sbaglia, che si sta mettendo fuori della comunità, fuori della sequela, ma perché io non sono disposto a sentirmi dire questo da un altro! E’ mai possibile che tutte le indicazioni della Chiesa in materia di etica siano sbagliate, conservatrici, non in linea con i tempi?!
- Come deve comportarsi una comunità alla sequela del suo Signore? Non può accettare tutto. E la stessa carità non deve essere senza la verità. Quantunque nel nostro passo si parli molto di perdono, bisogna denunciare il male e correggere chi lo compie. Matteo però si premura di precisare che la correzione fraterna deve essere graduale, discreta e paziente: a quattr'occhi, dinanzi a uno o due testimoni, dinanzi all'intera comunità.
- Perché è così difficile correggere? Come individuare il giusto confine tra correggere (cercare il bene dell’altro, non il mio interesse) e il condannare (sempre e comunque da evitare perché questo spetta a solo a Dio)? Cosa è richiesto per poter correggere senza che l’altro si senta condannato? Chi, oggi, ha il compito di correggere? Dal momento che la cultura corrente è molto possibilista (cioè difficilmente si pronuncia) su ciò che è bene e ciò che è male in quanto il soggettivismo rende praticamente nullo ogni discorso di questo tipo, quale compito “pedagogico” della comunità, della famiglia, della società? Quando una comunità è educante (cioè corregge nella carità)? Quando un genitore è educante e non irrispettoso del figlio?
LEGARE e SCIOGLIERE
Non possiamo non ricordare e sentire forte in noi l’esco della confessione di Geremia resa ancora più forte da quel …venire dietro a me… E la Parola di oggi, apparentemente cos’ distante, di fatto la possiamo leggere come una contestualizzazione nella vita quotidiana nella della nostra comunità.
Infatti alla comunità vengono riconosciuti gli stessi poteri che Gesù ha affidato a Pietro dopo la sua professione di fede: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. Legare (cioè proibire), sciogliere (cioè permettere): cosa significa che la nostra comunità ha il potere di proibire e il potere di permettere? Cosa chiede a ciascuno di noi? La comunità, la nostra comunità, ha gli stessi poteri di Pietro e dei suoi successori? Quali orizzonti apre questa Parola! Noi siamo pronti ad abbattere i nostri punti di vista al riguardo?
La Parola, questa volta veramente problematica, non vuole dare risposte preconfezionate ma indicare una strada, una strada che Gesù ha già percorso e ha indicato a Pietro e agli Altri in cammino sulla via di Gerusalemme: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro. Come dire: lasciamo risuonare in noi la sua Parola fin che questa Parola riesca a creare in noi quel legame, quella unità che ci permette di guardare gli eventi e specialmente le persone non con i nostri occhi ma quelli di Dio. E quando affermiamo questo, non dimentichiamo che Dio guarda le nostre vicende con l’occhio di Cristo. Allora: «Tu, tu…dietro a me…lasciati sedurre…».
KERDAINO
E’ un verbo interessante, ma non a prima vista, però. Infatti alla lettera significa “avere un guadagno, un interesse, un utile”. E così lo troviamo tradotto. “Avere un guadagno”, contrapposto con l’ “avere una perdita”. Non raramente è utilizzato in modo negativo: es. in Tim 1,11 si parla di “vergognoso tornaconto”. Per cogliere la ricchezza dell’espressione di Matteo occorre chiedere aiuto all’A.T. In particolare Ezechiele ci viene in aiuto: “io non godo della morte del malvagio, ma che il malvagio si converta dalla sua malvagità e viva” (Ez 33, 11). Nella chiesa primitiva, è quasi diventato un termine tecnico per indicare la conversione (1 Cor 9, 19-22: “Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno”). A questo mira tutta questa procedura di correzione fraterna, a “guadagnare” il fratello, non a perderlo: questo è il volere del Padre! Molto bello: la comunità ha lo scopo di far circolare la misericordia del Padre, specialmente verso chi si trova in maggiore difficoltà.