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Ci prepariamo all’ascolto.

La scorsa domenica ci siamo chiesti cosa mai era successo prima del diluvio. La risposta di Matteo – un po’ diversa dalla lettura di Genesi – ci lasciava un po’ stupiti: niente era successo, una vita umana normalissima. In questa normalità, però, non c’era spazio per nient’altro: men che meno per un diluvio!

Nella sua incessante ricerca dell’uomo iniziata con la domanda/esclamazione al primo umano – Adamo, dove sei?! – Dio cerca uno spazio dentro il quale Adamo possa star bene in Sua compagnia e Dio star bene in compagnia di Adamo.

In questa IIa tappa di Avvento mi pare di intravedere questo spazio in quella distesa sconfinata di sassi e sabbia che sta tra l’Egitto/Babilonia e la Terra della Promessa. E’ il DESERTO, lo spazio in cui Dio – per voce dei profeti – ha educato il suo popolo a scoprire una Presenza; è lo spazio in cui Giovanni, l’ultimo dei profeti, vuole di nuovo educare il popolo a scoprire un’altra Presenza: il Promesso, il Messia ormai prossimo.

Il linguaggio di Matteo è molto intenso: per dire che Giovanni ha un annuncio importante da portare utilizza il verbo Kerusso che significa: annunciare con forza, portare un decreto da parte di un personaggio importante… Osea, invece, farà lo steso annuncio dicendo che Dio parla al suo cuore

Questo spazio sconfinato di pietre e sabbia è indizio, immagine, simbolo del deserto dentro e fuori di noi. Il deserto è il luogo in cui Dio si nasconde, si rivela, parla al cuore… Il deserto diventa il luogo di prova della fede e di purificazione delle proprie infedeltà. Nel deserto imparo a fidarmi di Dio. La solitudine e la privazione del deserto fanno apprezzare l’essenzialità delle cose. Nel deserto imparo che la vita è suo dono e di questo dono Lui si prende cura. Il deserto è luogo di grazia e di incontro perché solo nel deserto io posso rendermi conto del mio peccato, dei miei limiti, delle mie fragilità, delle mie pretese di onnipotenza…Nel deserto scopro un Dio geloso di me. Dio trasforma il mio deserto in spazio di incontro. Il deserto è il luogo dove gli innamorati abbandonano per sempre le loro schiavitù per dirigersi verso la Terra della Sua e delle loro promesse.

Tutto questo può avvenire, solo se in questo spazio continua a risuonare la Parola: io cambio strada perché Dio è lì che mi cerca, sta contando i miei capelli che mi cadono… Allora tutti gli animali mortiferi che ci abitano, diventeranno animali con cui è bello condividere questo difficile cammino di deserto.

Dal libro del profeta Isaìa (Is 11,1-10) (Apri la versione PDF)

In quel giorno, un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio. La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi. Il lupo dimorerà insieme con l'agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. La mucca e l'orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme . Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso. Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare. In quel giorno avverrà che la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli. Le nazioni la cercheranno con ansia. La sua dimora sarà gloriosa.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 71

R. Vieni, Signore, re di giustizia e di pace.

O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto. R.

Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace, finché non si spenga la luna.
E domini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra. R.

Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri. R.

Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole germogli il suo nome.
In lui siano benedette
tutte le stirpi della terra. R.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 15,4-9)

Fratelli, tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza. E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull’esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo. Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. Dico infatti che Cristo è diventato servitore dei circoncisi per mostrare la fedeltà di Dio nel compiere le promesse dei padri; le genti invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto: "Per questo ti loderò fra le genti e canterò inni al tuo nome".

Dal vangelo secondo Matteo (Mt 3,1-12)

In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea, dicendo: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!”. Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: "Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!".
E lui, Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: “Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi: perciò ogni albero che dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pale e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile”.

La Parola

La pagina di Isaia e il racconto del Battista si fanno annuncio per noi che Dio conduce avanti la storia verso una “pienezza”; anzi, si fanno invito ad entrare in questa storia come attori seri e responsabili. Parlare di pace in un tempo di guerra – è solo un esempio – sembra utopia.

…Ora, in quei giorni… “In quel tempo”: è il “giorno”, il “tempo” in cui viene immerso colui che ascolta il racconto dell’evento. La proclamazione della Parola – dell’evento – nella liturgia mi rende contemporaneo a ciò che accade e che viene letto.

...Nel deserto… E’ il posto tra l’Egitto (Babilonia) e la “Terra”: è il luogo del “già e non-ancora”: già fuori della schiavitù, ma non ancora nella libertà. E’ il luogo del cammino e del dubbio, dell’ascolto e della ribellione, della fiducia e della caduta; è il luogo in cui ci si cerca per poter giungere alla “Terra”. E’ il luogo del fidanzamento, il luogo in cui Dio e popolo “si parlano”.

…Convertitevi… Se nel “deserto” risuona una parola, può essere solo questa: bisogna cambiare testa!

…Profeta Isaia… Parlare di deserto e di “cambiare testa” significa rifare l’annuncio profetico di Isaia: l’esodo continua, il cammino verso la Terra continua; è difficile e problematico dar credito a Dio quando si è lontani, quando tutto sembra smentire le nostre speranze: ma questa è la strada che ha percorso il Messia: dai giorni dell’Egitto fino a quando tutta l’umanità avrà concluso il proprio “Esodo” verso la Terra. Si tratta di preparare la “via”: dall’esilio alla patria, dalla dispersione all’unione.

…Giovanni… E’ l’ultimo dei profeti: ha il “mantello” come Elia, il padre dei profeti; mangia cavallette, è la cavalletta commestibile, chiamata “ofiomaco” (=che combatte il serpente), simbolo della Parola vittoriosa sulla menzogna del serpente; mangia miele: richiama la Parola, più dolce del miele al palato; il suo vestito richiama le tuniche di pelle che Dio aveva fatto per Adamo ed Eva.

…Progenie di vipere… Prestiamo orecchio alla Parola del Padre della luce, oppure al padre della menzogna, quello che uccide la nostra relazione con Dio?

…Ira imminente… L’ira di Dio non è mai contro di noi, ma contro il nostro male. Quando Dio si adira, l’uomo è salvo.

…Ventilabro… Immagine stupenda: il ventilabro serviva a ventilare il grano: consiste nel far investire il grano da una forte corrente d’aria per mondarlo dalle impurità. Nota: il grano è salvo, è l’impurità che viene eliminata!

Riascoltiamo la Parola

  1. Il mio, dunque, è il tempo del deserto; l’unica mia certezza è che sono nel deserto, sono in esodo. Nel deserto anch’io – come il popolo in uscita dall’Egitto, come i grandi profeti, come Cristo – faccio l’esperienza di presenza-assenza di Dio. Qui maturo la mia relazione con Dio: nella presenza – assenza, nel deserto. Faccio esperienza di Dio quando la Parola risuona fino a svelare il mio vuoto. Appunto, la Parola rivela il mio vuoto e nel mio vuoto lascio spazio ad una Presenza.
  2. Credo importante ampliare questa riflessione. L’esperienza della fede ebraico-cristiana è un’esperienza di relazione Dio-uomo. L’uomo viene invitato ad uscire dall’Egitto – restiamo nell’immagine – non tanto per sentirsi libero (da chi? Da che cosa?) quanto per scoprire una Presenza: il Dio che fa storia con te, che ti conduce attraverso il deserto, ti dona la Parola, è il tuo fidanzato, il tuo sposo… Questa è la vera liberazione e la vera libertà: scoprire una presenza! Non è forse vero che mai come quando mi sento veramente amato mi sento me stesso…libero di volare…?!
  3. Ancora. Giovanni il battezzatore cosa fa lungo le rive del Giordano? Ricorda all’uomo che è peccatore. Così com’è, l’uomo non è in grado di fare accoglienza al Messia. E la massima sciagura è proprio quella di non essere pronti all’arrivo del Messia. Per cui lungo le rive del Giordano bisognava ritornare spesso, perché l’uomo fa sempre l’esperienza del peccato. E Gesù cosa fa? Lui battezza in Spirito Santo e fuoco. Non dice all’uomo: «Purificati bene così poi sei pronto ad accogliermi, così come sei non mi piaci!». Gesù incontra l’uomo per dirgli: «Tu sei figlio, Dio ti ama. Se ti fidi, cambia testa!». Questo quando avviene? Avviene sulla Croce, a Pasqua, quando raggiunge il punto più basso in cui l’uomo è giunto, il punto più lontano da Dio in cui un uomo può arrivare, il punto da cui nessun lavacro avrebbe potuto tirarlo fuori. Giovanni è testimone che tutti i lavacri non sono sufficienti a dare all’uomo la sua vera identità; Giovanni è testimone che solo in Spirito Santo e fuoco, cioè solo una “rivelazione”, può svelare in pienezza chi è l’uomo, chi è Dio e il mistero della loro relazione!!!
  4. Infine l’invito alla conversione. Non possiamo non sottolineare la profonda umanità della conversione evangelica: convertirsi significa tornare a casa, ricuperare la propria identità. Convertendosi a Cristo, l’uomo trova la strada per essere uomo!!! Convertirsi coincide con il vincere la prima tentazione in cui è caduta Eva: E’ vero che Dio ha detto?! Questa è la voce che griderà nei deserti delle nostre vite fino alla fine del tempo.

KERUSSO

«“Annuncio”. Giovanni è l’ “immergitore annunciante”. La predicazione non si rivolge all'intelligenza di chi ascolta, ma mira alla fede degli ascoltatori. Gesù non apporta una nuova dottrina che miri all'intelletto, ma un messaggio che esige la fede. Il contenuto della predicazione è insopportabile per il sentimento razziale di ogni uomo, perché concerne un crocifisso. Ciò non soddisfa né la curiosità di conoscere propria dei Greci, né l'esigenza di certezza religiosa propria dei Giudei. Solo il credente, per il quale tutto è dato con la parola, aderisce a questo verbo. Nel N.T. la predicazione è così importante proprio perché nella Bibbia non si tratta di contemplare Dio e neppure di agire, ma solo della fede, la quale sorge dalla parola ascoltata, una fede che si contenta della semplice parola. Il credente accoglie la predicazione nonostante la sua stoltezza, e questo per l'uomo è la salvezza. Perciò udire la predicazione non è soltanto ascoltarla, ma significa pure obbedire, e questo atto di obbedienza non è opera dell'uomo, ma un effetto della parola di Dio. La fede richiesta all'uomo per mezzo della parola è pure un della Parola stessa». (Grande Lessico del N.T. – vol.V – pag.466)