Premessa: L’Epifania è festa leggibile da varie angolature. Così avviene ancora oggi nelle varie chiese cristiane. Sono offerte due sentieri di approccio: Matteo- Lettera Efesini. Per chi ha tempo e desiderio…
Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce,
la gloria del Signore brilla sopra di te.
Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra,
nebbia fitta avvolge i popoli;
ma su di te risplende il Signore,
la sua gloria appare su di te.
Cammineranno le genti alla tua luce,
i re allo splendore del tuo sorgere.
Alza gli occhi intorno e guarda:
tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
I tuoi figli vengono da lontano,
le tue figlie sono portate in braccio.
Allora guarderai e sarai raggiante,
palpiterà e si dilaterà il tuo cuore,
perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te,
verrà a te la ricchezza delle genti.
Uno stuolo di cammelli ti invaderà,
dromedari di Màdian e di Efa,
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso
e proclamando le glorie del Signore.
Dal Salmo 71
R: Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.
O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto. R.
Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra. R.
I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
i re di Saba e di Seba offrano doni.
Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti. R.
Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri. R.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini (3,2-3.5-6)
Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero.
Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.
ANNUNCIO del giorno di Pasqua
Fratelli carissimi, la gloria del Signore si è manifestata e sempre si manifesterà in mezzo a noi fino al suo ritorno.
Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza.
Centro di tutto l'anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, che culminerà nella domenica di Pasqua il 17 aprile. In ogni domenica, Pasqua della settimana, la santa Chiesa rende presente questo grande evento nel quale Cristo ha vinto il peccato e la morte.
Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi:
Le Ceneri, inizio della Quaresima, il 2 marzo
L'Ascensione del Signore, il 29 maggio.
La Pentecoste, il 5 giugno
La prima domenica di Avvento, il 27 novembre
Anche nelle feste della santa Madre di Dio, degli Apostoli, dei Santi e nella commemorazione dei fedeli defunti, la Chiesa pellegrina sulla terra proclama la Pasqua del suo Signore.
A Cristo che era, che è e che viene, Signore del tempo e della storia, lode perenne nei secoli dei secoli. Amen.
Dal Vangelo secondo Matteo (2,1-12)
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
I MAGI: UN MIDRASH PASQUALE
Per cogliere il senso del racconto dei magi è indispensabile chiarire il genere letterario a cui appartiene: il genere midrashico. Si tratta cioè di un racconto – con al cuore una citazione biblica – che annuncia per immagini una verità difficile da enucleare. Ai personaggi reali si mescolano e si intrecciano, senza preoccupazioni di spazio e di tempo, personaggi simbolici. Il midrash, come la parabola, è un racconto aperto, di non facile lettura. La verità di questo racconto non sta nell’esattezza cronologico-descrittiva, ma nell’annuncio teologico che porta in sé.
Cerchiamo di cogliere e decodificare il senso dei personaggi che si muovono attorno al protagonista: Il Re dei giudei che è stato generato (traduzione letterale).
I Magi. Sono il simbolo della sapienza, della ricerca, del mondo pagano. Simbolo dell’uomo che cerca Dio. E in questa ricerca, il sapiente pagano ha la “stella”, cioè la natura, gli elementi della scienza. L’oriente era molto ricco di queste esperienze: astrologi, fisici, matematici, filosofi... Questi magi sono in movimento, guidati dagli elementi della natura sintetizzati nella “stella”.
I Sommi Sacerdoti. Sono gli esperti delle Scritture. Sono il simbolo della religione che attendeva il Messia. Sanno tutto – o quasi! – sul Messia. A chi chiede informazioni sanno rispondere con estrema esattezza. Attraverso l’incontro tra i Magi dall’oriente e i Sommi Sacerdoti di Gerusalemme, Matteo fa il suo annuncio: l’uomo giunge alla conoscenza di Dio, all’incontro con Dio, quando sa coniugare insieme i due elementi: il dato naturale e il dato rivelato. Dio si incontra con noi quando noi siamo disposti ad incontrarlo, quando ci lasciamo incontrare da Lui.
A questo punto, Matteo diventa polemico: i pagani hanno incontrato il Messia, i Sommi Sacerdoti, cioè Israele, non lo ha incontrato. Pur conoscendo le Scritture, i capi dei sacerdoti e gli scribi non hanno fatto il ben che minimo sforzo per incontrarlo.
Il centro di tutto il brano è Gesù-Re dei giudei che è nato. È lui che mette tutti in movimento: Magi, Sommi sacerdoti, Scribi, Erode… Ciascuno ha uno scopo proprio, un proprio fine da raggiungere: incontrarlo, definirlo, eliminarlo…
È nell’evento della Pasqua che Gesù di Nazareth si manifesta ed è proclamato «Re dei Giudei»: ricordiamo il titulus crucis, l’iscrizione che Pilato fa apporre alla croce: «Questi è Gesù, il Re dei Giudei» (Mt 27,37). Comprendiamo pertanto che il racconto dei magi è un racconto pasquale, scritto alla luce della Pasqua e comprensibile solo a partire dagli eventi pasquali, anche se ambientato dall’autore nel tempo della nascita.
L’evangelista Matteo, con questo testo, sembra voler fare epifania, togliere il velo, su una verità che l’uomo stenta ad accettare: l’uomo cerca Dio perché Dio per primo ha cercato l’uomo. Quanta libertà e quanto mistero in questo cercarsi-nascondersi tra Dio e uomo! L’uomo, spinto dalla propria stella, trova nel «così è scritto» (Mt 2,5) il punto di svolta del proprio cercare. Dio va incontro all’uomo in quell’infante (paidion in greco), in quell’Uomo della croce.
Il libro della Sapienza parla di ragionamenti insensati (Sap 11,15): sia quando diciamo “non credo in Dio”, sia quando diciamo “credo in Dio” e pensiamo ad un nostro Dio, fatto a nostra immagine… L’incontro con il Dio rivelato in Gesù Cristo, fa cambiare a noi la strada! I Magi ritornano per altra strada (Mt 2,12). I pastori fecero conoscere sulla parola annunciata loro (Lc 2,17): da peccatori, immondi, si fanno testimoni e missionari… A noi, cercatori di Dio, Giovanni raccomanda: nessuno Dio ha visto mai… Lui lo ha svelato (Gv 1,18).
Magi, pastori e il Verbo fatto carne
Un dato di fatto: la Bibbia è la documentazione scritta, il verbale redatto dall’uomo che cerca Dio in risposta a Dio che per primo cerca l’uomo. Anche noi siamo viandanti lungo lo stesso cammino. Vediamo
La Bibbia ha un filo rosso che l’attraversa dall’inizio alla fine: appena inizio a prendere coscienza di essere al mondo, inevitabilmente mi scopro bisognoso, limitato, in una parola mi scopro mancante, lontano da quello che vorrei. I Magi vengono da oriente, da lontano, dall’altra parte del mondo. Anche i pastori vengono da lontano, lontano dalla convivenza normale del popolo fedele alla legge. Per i pastori non si tratta di lontananza fisica come i Magi, ma di una lontananza religiosa, morale, umana. Ma come posso rendermi conto di questa lontananza? Posso prenderne coscienza solo per un intervento che va oltre il mio ragionamento. Occorre una stella (l’astrologia, la scienza…) per i Magi, i sapienti, gli studiosi; un Angelo, una voce dall’Alto (Dio, il suo desiderio di cercare l’uomo) per i Pastori, i peccatori, gli ultimi.
I Magi, come i Pastori, non rifiutano l’invito, partono subito, disposti a compiere un lungo viaggio. Viaggio che avviene di notte, con le incognite e i pericoli della notte; viaggio la cui meta resta oscura. Si basa solo su una stella, una luce nella notte. Tutto può accadere nella notte e la stella, ad un certo punto, tramonta: proprio quando arriva il giorno e tutto sembra chiaro, la stella non c’è più e la luce si spegne da un momento all’altro…
C’è uno snodo: la Parola! Per i Magi è una Parola scritta («così è scritto» Mt 2,5); per i Pastori è una parola annunciata («vi evangelizzo una grande gioia» Lc 2,10). Quella Parola indica la Meta. L’indicazione della Parola non sbaglia; il modo di trovare/vedere non è uguale per tutti: per Matteo i Magi trovano (vedono) Lui nella casa (Mt 2,11); per Luca i Pastori trovano Lui nella mangiatoia (Lc 2,16); Giovanni testimonierà di aver contemplato Lui nella carne (Gv 1,14). Matteo parla di paidion (ragazzo-bambino) (Mt 2,11), Luca di brefos (neonato-infante) (Lc 2,16): nelle nostre traduzioni troviamo semplicemente bambino. La Chiesa, con grande intelligenza, ha accettato entrambe queste versioni per dire che la Meta finale non spetta a noi trovarla. A noi spetta solo cercarla, magari intravederla, fidandoci che sarà l’ultima Epifania di Dio a manifestarcela…
E questo è un particolare non poco strano, l’obiettivo della ricerca: un bambino! Tutto qui lo scopo della mia ricerca, della mia vita?! Quanti bambini ho già incontrato, eppure…Debbo capire: Bambino per dirti che si tratta di un incontro con una persona, non ‘un’idea.
Una cosa sembra certa: per comprendere quel paidion/brefos, cioè quel Bambino, cioè quell’Uomo, noi abbiamo bisogno di una Parola. Le nostre stelle non sono in grado di portarci alla Meta. D’altra parte, quell’Uomo è la Parola: la sua vita è il punto di incontro tra Dio che cerca l’uomo e l’uomo che cerca Dio. Per noi ora, la Meta è farci discepoli di questo Uomo che continua a spiegarci Dio, a farsi compagno di viaggio verso la Meta ultima e definitiva. Qui il punto d’incontro tra le riflessioni di Matteo-Luca e quella più matura di Giovanni. Tre strade solo apparentemente diverse: tutte tre portano a quell’Uomo.
Erano persone certe che nella creazione esiste quella che potremmo definire una “firma”; un autore a cui noi cerchiamo di dare un nome: il caso, un dio, una teoria… Comunque una firma che l’uomo può e deve tentare di scoprire e decifrare. La Bibbia, cosciente di questa firma, offre un’ipotesi di ricerca: camminare per incontrare uno sta scritto, il quale mi rimanda ad un “bambino” che finirà crocifisso. E dopo tutto questo, dopo o durante questo incontro, proseguire il cammino che mi riporta a casa, ma per altra strada.
Per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. Un'altra via è possibile, dunque! E’ indubbio che siamo in un momento di disorientamento: e quando mai siamo sicuri di essere ben orientati?! Un salutare disorientamento ci può portare a cambiare strada: ce lo auguriamo tutti! Il popolo di Dio è ricco di devozione e pietà religiosa, e spesso anche di carità, ma la Parola di Dio è ancora tanto sconosciuta nella sua ricchezza. Ed è la Parola di Dio, non solo i buoni sentimenti, ciò che cambia le persone nel profondo.
Le leggi della ragione non sono sufficienti per poter vivere nella storia. La storia contraddice la ragione. Quello che viviamo è assurdo, però c’è. Non si capisce, ma c’è! Il 90% delle cose che viviamo sono difficili, ingiuste, eppure ci sono. Ma abbiamo anche una stella e una Parola che ci possono guidare, ci possono portare a casa.